Marcello Dudovich, eleganza al potere

Marcello_DudovichM’impiccio anche di grafica, perché Marcello Dudovich è stato certo un pittore ricercato, ma soprattuto un artista della grafica e in particolare della cartellonistica pubblicitaria. E come tale, forse quello che meglio ha rappresentato un’epoca, quella della Belle Epoque all’italiana. Tutti bene o male conoscono Dudovich senza sapere di conoscerlo; tutti hanno visto almeno una volta riprodotto su giornali, riviste di moda, pubblicità odierne una sua grafica, un suo manifesto, anche solo sotto forma di citazione. E tanti professionisti del settore comunicazione (quelli bravi, sia chiaro) oggi si rifanno al suo stile anche involontariamente quando si mettono a fare graphic design o grafica pubblicitaria con il computer.


Triestino, classe 1878, si dedica alla pittura quando con il trasferimento a Milano prima e Bologna poi, inizia a produrre cartelloni pubblicitari, copertine, illustrazioni e schizzi per varie riviste. E diventa il caposcuola del cartellonismo italiano, arrivando a vincere anche la Medaglia d’Oro all’Esposizione Universale di Parigi del 1900.

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I fulcro dell’opera di Dudovich come si vede già con questi pochi esempi, è la figura femminile. Elegantissima, sempre impeccabile, che si tratti di pubblicizzare abiti, calzature, dischi, liquori o pneumatici, la donna viene rappresentata libera nei movimenti, evoluta e disincantata. La donna evade dal contesto casalingo e non è più relegata alle sole mansioni domestiche di fine Ottocento, ma viene finalmente elevata e imposta ad un ruolo determinato nella società, dotandola di tutti gli accessori della seduzione: guanti, fiocchi, colletti e calze, scollature e make-up provocanti, cappelli maestosi o costumi da bagno attillatissimi, divenuti tutti simboli della verve femminile di quell’epoca. Questa figura, talvolta dall’espressione maliziosa o languida, è utilizzata ora come quinta, ora come perno della rappresentazione adattandosi perfettamente alla ripartizione degli spazi destinati alla decorazione e in ogni caso in funzione allegorica che la vede musa, ninfa o eroina e sempre come tassello decorativo e testimonial seducente del messaggio pubblicitario.

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I riferimenti evidenti sono con Toulouse-Lautrech e più ancora con Mucha il quale con la sua opera aveva creato uno stile tradizionale e moderno insieme, raggiungendo un compromesso fra naturalismo e stilizzazione, fra plasticismo e linearismo, fra pittura e decorazione: elementi che facevano proprio al caso della nascente arte della comunicazione pubblicitaria.

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Le trasgressive strategie della réclame, nelle quali si riconoscono i migliori artifici dell’arte della simulazione e della persuasione, anticipano le future forme della propaganda e della informazione di massa. E in questo Marcello Dudovich è stato un maestro indiscusso.

Raffaele Boni 2016